Da molto tempo mi ripropongo di capire Hegel. E' strano che un laureato in Filosofia possa non conoscere ,almeno a grandi linee, il pensiero di Hegel. Ma quando stavo preparando l'esame di filosofia contemporanea (che comunque tanto contemporanea non era, ma affrontava le problematiche di fondazione partendo da Descartes sino a Husserl) Hegel proporio non lo capivo. Bé diciamolo chiaro, nel 1995 quando a 29 anni inizai a studiare Filosofia indirizzo Etnoantropologico, la filosofia era una pratica da autodidatta: tante riflessioni da bar e un gran casino nella testa. La filosofia come scienza del porre domande e cercare risposte mi era completamente sconosciuta, come sconosciuto era il su linguaggio, così simile a quello quotidiano ma così differente nei significati. Ho passato il primo anno con la Gazantina di Filosofia a destra e il vocabolario a sinistra. Nel mezzo questi testi da decifrare a parola per parola come fossero antichi codici di linguaggio sconosciuto e, come Indiana Jones, sempre in pericolo di cadere in una trappola del: 'ma io pensavo che volesse dire'...
Ritorniamo a Hegel: alla fine in una discussione qualche giorno fa viene fuori Hegel e quindi decido che forse è l'ora di capire cosa abbia da dire. Credo che comprendere un filosofo sia legato agli stadi di trasformazione dell'individuo. Quando qualcosa non entra significa che ancora la struttura emotivo.mentale non è pronta. Non vorrei entrare nella discussione degli stati evolutivi e quindi se uno comprende Kant ma non Husserl allora è a uno stadio inferiore: non preoccupiamoci della scal, e vediamo le varie riflessioni come una cassetta degli attrezzi a cui attingere per affrontare la propria.
Parto da Filosofi e Filosofie nella Storia , Vol. 3, Abbagnano Fornero, il classico testo liceale di filosofia dei "miei tempi". Intuisco alcune cose, e paso a Wikipedia, Pensiero di Hegel giusto per dare un'occhiata. Mi colpisce il grafico (mi piacciono gli schemi a blocchi, dopo tutto sino a 256anni! di professione ho fatto il tecnico elettronico) e mi piace l'ipertesto (suona un po antiquato vero? ma quando sono nato io non esisteva internet e quando discutevamo dell'ipertesto eravamo ai primordi della diffusione di massa) dove clicco sulla parola e si apre un nuovo universo, come quello che ricostruivo faticosamente nel 1995 tra testo, garzantina e vocabolario. Religione Rivelata,e parte il trip !
"Quanto al modo, tradizionalmente la rivelazione può essere fatta da Dio usando qualsiasi mezzo o modo, tra cui:
viaggio in cielo o negli inferi del veggente, tipico dei testi chiamati "apocalisse" (traslitterazione del termine greco indicante appunto rivelazione,
Alla settima riga mi imbatto in apocalisse, ma cosa vuol dire? Nella testa associo il suono apocalisse a fine del mondo. In termini più precisi nella mia rete semantica, il termine apocalisse attiva reti di significati legati a scenari appunto 'apocalittici': scheletri a cavallo, lava, asteroidi enormi, malattie ecc. ecc. Fantascienza classica, La strada di Mc Carthy... ma con mia grande sorpresa apocalisse significa
"un gettar via ciò che copre, un togliere il velo, letteralmente scoperta o rivelazione. "
La parola apocalisse deriva dal greco ἀποκάλυψις (apokalypsis), composto di apó ("separazione", usato come prefissoide anche in apostrofo, apogeo, apostasia) e kalýptein ("nascosto", come in Calipso)
Mizzega.... si, se ci penso un attimo arrivo a comprendere che la 'fine del mondo' possa essere una 'apocalisse', ma quando penso a 'togliere il velo', 'scoperta' e 'rivelazione' prima di arrivare a un pensiero negativo tipo 'morte' devo fare un bel po di strada. Le prime immagini che mi vengono se penso alle tre parole sopra, sono entusiasmo, eccitazione, meraviglia, stupore... poi si può passare dai significati sessuali... e pooooi alla fine, dopo una montagna di piacere... si, è vero, 'togliere il velo' può essere anche la fine, distruzione del presente, della propria realtà, dolore e distruzione, e si, anche la morte ma quella dei tarocchi.
Ma dove siamo? CI siamo persi? No, è un percorso di concetti che associati e messi in fila diventano un pensiero, come le perline di una collana, che sparsi sul tavolo sono un insieme informe, ma quando prendiamo l'ago della scrittura, le infiliamo nella sequenza e creiamo una collana. Se non ci piace possiamo sempre infilarla in un altro modo.
Ed Hegel? Dove si è perso? Mi sono fatto un bel giro trasversale. Non so se riuscirò a capire Hegel, ma ho capito che l'apocalisse, per il significato originale in greco e per me non vuol dire qualcosa di negativo, ma un figata, na botta de adrenalina che ti squassa, l'andare oltre, il comprendere.
e forse è questa la fine del mondo che ci aspetta: smettere di farsi fregare da qualcuno che ha tutto l'interesse di seminare paura e finalmente attraversare la strada (guardando prima a destra e poi a sinistra sinistra - alla rovescia se siete in Inghilterra o in altro paese dove si guida a sinistra) e andare a vedere che cavolo c'è nel campo di fronte a casa!
E Hegel? Cavolo il pensiero catena è questo, parti per la tangente e ti trovi in un altro posto.
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